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Data: 31/12/2016 - Anno: 22 - Numero: 3 - Pagina: 52 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

IL PANE DELLE SETTE MARIE

Letture: 1246               AUTORE: Pietro Cossari (Altri articoli dell'autore)        

Sul fatto che il pane sia un cibo sacro che non deve mai essere sprecato credo si possa registrare
un consenso unanime giacché quest’alimento ha sfamato e tuttora continua a nutrire la specie
umana. Dalle generazioni precedenti abbiamo appreso le tecniche per impastarlo, infornarlo
e renderlo di nuovo appetibile dopo il suo naturale indurimento. Le bruschette e le zuppe
costituiscono gli esempi più noti e diretti delle sue trasformazioni. Il pancotto, poi, che prima della
diffusione dei prodotti industriali per l’infanzia, ha contribuito con successo allo svezzamento dei
bambini, è stato in passato e ancora oggi lo è, un piatto nutrizionale di grande virtù. Pur essendo,
infatti, catalogato come un piatto povero prodotto dalla cultura contadina per sopperire a varie
situazioni di necessità, il pancotto, realizzato con pezzi di pane raffermo bolliti in acqua o in
brodo e conditi, possiede nobili origini anzitutto perché non c’è niente di più dignitoso del pane
stesso e anche perché affonda le sue radici nella tradizione italiana ricca di miti e credenze che ne
hanno altresì favorita la fama. In ogni regione, infatti, questo piatto è conosciuto e cucinato con gli
ingredienti tipici del posto. In Calabria, il pane è cotto in un brodo preparato con acqua, pomodori,
prezzemolo, aglio, sedano, peperoncino e foglie di alloro. Il composto è poi passato raggiungendo
una consistenza cremosa dal sapore gradevole e con alte proprietà energetiche. Non a caso molti
bambini badolatesi, specialmente quelli inappetenti, sono stati cresciuti con il pancotto mentre
ai neonati per calmare le loro coliche era somministrato arricchito di salvia. Persino le puerpere,
reputando che stimolasse la produzione di latte, ne mangiavano in grandi quantità.
A riguardo si può citare una credenza, sino a poco tempo fa molto radicata a Badolato e ormai
poco praticata: quella del pane delle sette Marie. In sintesi, la partoriente, per fare scendere il latte,
doveva andare in sette case in ognuna delle quali c’era una donna di nome Maria per chiederle una
fetta di pane. Le sette Marie, generalmente, accondiscendevano alla richiesta, talvolta avanzata
da persone terze qualora la puerpera interessata, soprattutto se versava in condizioni d’indigenza,
avesse potuto suscitare qualche dubbio sullo scopo reale della petizione. Rientrata a casa con
le sue sette fette di pane, la puerpera iniziava a pregare invocando l’aiuto di Sant’Anna, madre
della Madonna e patrona delle partorienti. Continuava a pregare anche mentre sbriciolava il pane,
durante la preparazione del pancotto e ogniqualvolta mangiava una mollica presa da una di quelle
fette di pane ottenute dalle sette Marie che probabilmente, rappresentavano le sette donne più
menzionate nel Vangelo:
• Maria Santissima, la madre di Gesù;
• Maria di Magdala, (la Maddalena) apostola degli apostoli, la prima ad aver visto Gesù risorto;
• Maria, moglie di Cleofa fratello di San Giuseppe e quindi, cognata della Madonna;
• Maria di Betania, sorella di Marta e del Lazzaro resuscitato da Gesù;
• Maria, la ricca vedova proprietaria della casa di Gerusalemme dove si svolse l’Ultima Cena e
dove poi si riunirono gli apostoli, madre di quel Marco che, avvolto in un lenzuolo, seguì Gesù
dopo l’arresto nell’orto del Getsemani e che sfuggì nudo ai soldati lasciando il lenzuolo nelle
loro mani, divenendo in seguito, dopo essere stato battezzato da San Pietro, il suo stenografo e
l’autore di uno dei Vangeli canonici;
• Maria la peccatrice che piangendo, baciò i piedi di Gesù ungendoli con olio profumato e
asciugandoli con i suoi capelli;
• Maria Salome, moglie di Zebedeo e madre dei due pescatori Giacomo e Giovanni diventati
apostoli di Gesù.
L’intercessione di Sant’Anna e delle sette Marie, secondo quanto riferito dalle persone anziane,
sortiva sempre gli effetti sperati con la copiosa comparsa del latte nella postulante che in ossequio
alla grazia ricevuta, non smetteva mai di pregare e di esprimere riconoscenza.


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